Un cane è per sempre: che sia di razza o meticcio
In Italia i cani hanno ormai abbondantemente superato la consistenza numerica di sei milioni e mezzo di unità.
Un dato che prova quanto il rapporto millenario fra la nostra specie e quella canina abbia attraversato indenne i secoli, cementandosi al punto che il cane, proprio per questo definito il migliore amico dell’uomo, è considerato a tutti gli effetti un animale familiare, alla stregua di uno dei membri del nucleo umano in cui si trova a vivere.
Decidere di far entrare in casa nostra un cucciolo per dividere con lui la dimora e l’esistenza implica necessariamente un preventivo approfondimento sulle motivazioni che ci spingono verso una simile opportunità e sulle caratteristiche morfologiche, fisiologiche, anatomiche ed etologiche di specie e di razza.
Per questo la scelta non dovrebbe mai essere presa frettolosamente (anteponendo, come si suol dire, il cuore al cervello), ma meditata in maniera scrupolosa e meticolosa: i cani non sono giocattoli o complementi d’arredo, dei quali ci si può sbarazzare nel momento in cui l’entusiasmo iniziale per la novità viene a scemare o qualora subentrino delle difficoltà gestionali che rendono il rapporto problematico.
Un cane è per sempre (proprio come dovrebbe essere per un figlio), in quanto si tratta di un essere vivente senziente in carne e ossa, dotato di profonde capacità di relazione e quindi in grado di provare emozioni e sentimenti.
Il suo sistema nervoso e la sua psiche possono subire, al pari dei nostri, impatti negativi, traumi e condizionamenti che possono poi ripercuotersi sul suo comportamento, alterandone il modo di vivere, non di rado definitivamente.
A integrazione di quanto appena affermato, è doveroso sottolineare che nel nostro attuale ordinamento gli animali non sono più considerati “res” (cioè cose, come avveniva fino a poco tempo fa), bensì “esseri senzienti”, come stabilito dal tribunale di Milano nel marzo del 2013.
Al di là dei risvolti etici e morali connaturati al barbaro fenomeno degli abbandoni e a tutte le implicazioni di tipo pratico che tale riprovevole abitudine possono scatenare (basti pensare solamente alle migliaia di incidenti stradali provocati ogni anno nel nostro Paese dagli animali vaganti, al progressivo aumento del randagismo canino o ai rischi sanitari legati alla diffusione delle malattie sul territorio nazionale), è importante tenere presente che intorno all’adozione di un cucciolo ruotano aspetti emotivi, gestionali ed economici non trascurabili e che è quindi preferibile, nell’impossibilità o nella previsione di non riuscire a tenere fede agli impegni presi, accantonare l’idea di avere un cane per amico.
Il problema è particolarmente sentito nel momento in cui l’animale viene scelto per soddisfare il desiderio dei bambini: la decisione dovrebbe a maggior ragione essere maturata sul lungo termine, creando i presupposti per un’attesa responsabile, proprio come nel caso fosse in arrivo un fratellino o una sorellina.
In ultima analisi, se un cucciolo in famiglia costa impegno, fatica, tempo e denaro, oltre che dispendio mentale/fisico/energetico, e la sua detenzione impone degli obblighi burocratici, primo tra tutti la l’inoculazione del microchip e la conseguente iscrizione all’anagrafe canina regionale, è però altrettanto vero che se l’adozione è responsabile, l’arrivo di un cucciolo in casa e la successiva costante presenza di un cane al nostro fianco sapranno garantire a noi e ai nostri familiari anni di gratificazioni e soddisfazioni che, a detta di chi ha vissuto la medesima esperienza, non hanno pari.
Vi sono poi anche enormi benefici sul nostro benessere psicofisico come spiegato in questo articolo