Regole e disciplina nel cucciolo di Labrador
Alla base di tutto c’è il gioco, ma noi dobbiamo essere interessanti per il cucciolo, altrimenti non riusciremo mai a “ingaggiarlo” e una volta riusciti nell’intento, il cucciolo seguirà i nostri insegnamenti.
Giocando si impara la disciplina: divertendosi il cucciolo impara prima e le nuove nozioni si sedimentano più radicalmente nella sua mente.
Volendo educare un cucciolo, una delle cose più difficili in assoluto è ingaggiarlo e, per così dire, essere interessanti per lui.
Se ciò è semplice nei primi mesi di convivenza con il nostro nuovo amico, data una prima fase di attaccamento affettivo al proprietario, ben presto, in età adolescenziale, inizierà una fase opposta, quella di distacco, in cui il nostro cucciolone, come ogni individuo in crescita, cercherà di affermare il suo carattere e le sue preferenze.
Motivazioni individuali e di razza
Occorre, dunque, conoscere le motivazioni del nostro cane, tanto quelle individuali quanto quelle della razza a cui appartiene: un Rottweiler avrà motivazioni prevalenti diverse da un Labrador, diverse da un Cavalier King, diverse da un Border Collie.
Una volta individuate le motivazioni, il nostro atto educativo sta nel’incanalarle, vale a dire fornire al cane un oggetto specifico sui cui esprimerle (un target, per esempio un’oggetto da cercare per poi giocarci).
Queste “regole di gioco” comprendono un rituale di inizio e uno di chiusura (per esempio si pronuncia una frase che apre la cornice ludica: “sei pronto” e se ne pronuncia un’altra per chiuderla: “finito”) e si definisce lo spazio in cui giocare.
Comportamenti problematici
Molti proprietari fanno giocare i loro cani o cuccioli con i propri oggetti (lacci delle scarpe, maglie, ecc…) e spessp quando sono i cuccioli che hanno voglia di giocare.
Questo approccio è sbagliato perché stiamo inviando un messaggio chiaro al cucciolo: offriamo un oggetto di nostra proprietà e siamo noi ad assecondare le sue esigenze di gioco quando lui decide!
In natura questo non succede: nel branco è il soggetto dominante che decide quando si gioca e con quali oggetti il cucciolo può scaricare la propria tensione.
Fornire delle regole anche nel gioco permette di disciplinare anche alcuni comportamenti cosiddetti “problematici”, come ad esempio la tendenza a distruggere oggetti o a strappare.
Questo perché attraverso l’educazione, certe esuberanze, quando incanalate, diventano competenze, esattamente come negli esseri umani.
Il gioco disciplinato consente al cane di scaricare le tensioni, di ricevere gratificazioni, di rafforzare il legame con il proprietario e di raggiungere una fase di appagamento che è fondamentale per il suo equilibrio psicologico.
In questo modo il cane non sarà inibito, ma guidato nelle sue attitudini e vocazioni.
Il cane è portato alla disciplina
Ricordiamo che il cane non vive le regole come un’imposizione artrusa: il cane discende dal lupo, una specie che ha basato il suo successo evolutivo sulla collaborazione e sull’applicazione di schemi operativi precisi, quindi ben venga la disciplina delle vocazioni.
Le motivazioni più forti vanno incanalate e strutturate in modo che diventino competenze per evitare che si trasformino in manie e/o dominanza sociale all’interno del suo nuovo branco umano.
Una motivazione forte può essere paragonata a un fiume in piena che va incanalato in un alveo i cui argini vanno rinforzati: in questo modo il fiume sarà una risorsa e non farà danni.
Il miglior modo per costruire un buon alveo motivazionale è il gioco.
Da un semplice gioco, diverse motivazioni
Si può valorizzare una motivazione, cioè una predisposizione, per ampliare lo spazio ludico: prendiamo come esempio il gioco di riporto di una pallina.
Nella maggior parte delle volte ci si limita a presentare la pallina al cane, avviare un momento di attività agonistica con lui tirando la pallina e facendoci riportare questa per poi chiudere il gioco.
Invece, è possibile ampliare tale attività, per esempio, insegnando al nostro cucciolo a cercare prima la pallina in un posto ben preciso prima di inziare il gioco vero e proprio.
In questo modo si amplia lo spazio di gioco, perché faccio precedere l’espressione della motivazione competitiva (il riportare la pallina lanciata) da un momento di espressione di motivazione collaborativa (se vuoi giocare con questo gioco, portami la pallina) o di espressione di motivazione perlustrativa (se vuoi fare questo gioco, trova la pallina).
Ecco che, sfruttando le varie motivazioni, è possibile costruire attività che facciano da ponte per tanti giochi diversi, gratificando il cane in maniera più completa dal punto di vista dell’attività mentale.