Leishmaniosi canina: sintomi e cure possibili
Oggi parliamo di leishmaniosi canina, una malattia molto grave trasmessa dai Flebotomi (Pappataci). Visto l’innalzamento delle temperature ormai ovunque, cerchiamo di chiarire alcuni punti su questo argomento.
- Come si manifesta la leishmaniosi in un cane?
- La leishmaniosi canina si trasmette all’uomo?
- Come si cura la leishmaniosi del cane?
- Quanto può vivere un cane affetto da leishmaniosi?
Secondo un recente rapporto, i cani e i gatti che vivono all’interno delle case degli italiani sono quasi 15 milioni, diventando nella stragrande maggioranza dei membri della famiglia.
Condividere la propria vita e il proprio tempo libero con un cane è un’esperienza unica fonte di moltissime gioie, quindi è molto importante quindi garantire sempre il necessario in quanto ad affetto e cure, dato che anche loro sono soggetti a diverse malattie.
Tra queste c’è la leishmaniosi canina, una malattia grave che può colpire i cani di ogni età e dimensioni.
Oggi, grazie al progresso della medicina veterinaria, un cane affetto da leishmaniosi può comunque condurre una vita quasi normale.
È fondamentale però effettuare una diagnosi precoce e rivolgersi subito ad un veterinario.
Caratteristiche e origine della leishmaniosi canina
La leishmaniosi nel cane è una malattia contagiosa e altamente infettiva che viene trasmessa al cane attraverso la puntura della femmina di Phlebotomus papatasi, noto comunemente come pappatacio.
Si tratta di insetti vettori, presenti in tutt’Italia e nel bacino mediterraneo, che trasportano il parassita Leishmania e che sono particolarmente attivi durante i mesi caldi, da maggio a fine ottobre.
Conosciuti anche come flebotomi, i pappataci assomigliano a delle piccole zanzare e sono i principali responsabili della trasmissione di diverse malattie, tra cui la leishmaniosi.
Fino a qualche anno fa, la leishmaniosi canina era una malattia quasi sconosciuta
Un aumento importante del numero di casi c’è stato negli ultimi dieci anni, quando è diventata nel giro di poco un problema di rilevanza nazionale che si ripresenta ogni anno.
La pericolosità della leishmaniosi nel cane sta anche nel fatto che può trasmettersi dal cane all’uomo.
Nutrendosi di sangue, il pappatacio può succhiare quello infetto che, dopo una quindicina di giorni, diventa contagioso e quindi trasmissibile agli altri animali che vengono punti.
A seconda della gravità del caso, è possibile distingue la leishmaniosi nel cane in tre diverse tipologie:
- Leishmania Donovani: diffusa in Italia, può portare alla morte dell’animale
- Leishmaniosi Tropica
- Leishmania Braziliensis: in grado di causare lesioni cutanee più o meno gravi
Leishmaniosi nel cane: quali sono i sintomi?
Tra quelle elencate, la leishmaniosi canina più comune in Italia è la “Leishmania donovani“ che dal momento della puntura può rimanere in incubazione dai 3 ai 18 mesi; quindi, è anche possibile che il cane non mostri subito i sintomi.
Ma quali sono i sintomi della malattia? I principali sintomi leishmaniosi sono:
- lesioni cutanee;
- infiammazioni;
- irritazioni di alcune zone sensibili, come ad esempio i gomiti, le zampe e le orecchie;
- perdita di pelo, in particolare attorno alla testa e alle zampe;
- evidente perdita di peso, ma non dell’appetito;
Altri potenziali sintomi che indicano la leishmaniosi sono la perdita di sangue dagli orifizi, la formazione di noduli in determinate parti del corpo, febbre, vomito e uno stato di sonnolenza.
La situazione più pericolosa e letale è quando la patologia non sfoga all’esterno, ma gli organi interni.
Diagnosi e cure della leishmaniosi canina
La leishmaniosi canina prima viene diagnosticata e meglio è per la sua salute.
Per intervenire quanto prima ed evitare così complicazioni, è necessario effettuare una diagnosi accurata portando il cane dal proprio veterinario e sottoporlo alle analisi del sangue e ad altri esami complementari, come SNAP Leishmania, ELISA e PCR.
Quest’ultimi consistono in dei semplici prelievi del sangue in modo da accertare se c’è stata o meno l’infezione del cane.
Per valutare il campione prelevato occorrono poi solo pochi minuti. La leishmaniosi nel cane è una malattia cronica per cui non si può debellare completamente, tuttavia grazie ad una terapia corretta è possibile salvaguardare la salute del cane.
La terapia prevede l’uso di sostanze antibiotiche come l’Antimoniato di Metilglucamina, l’Allopurinolo e la Miltefosina.
Si tratta di sostanze che consentono di bloccare il contagio della malattia.
Essendo una malattia cronica, la leishmaniosi nel cane dovrà essere tenuta sotto controllo attraverso diversi medicinali per tutto il resto della vita del cane.
L’aspettativa di vita di un cane affetto da leishmaniosi dipende dalla tempistica con cui è stata diagnosticata la malattia.
Se diagnostica nelle fasi iniziali e le cure sono iniziate subito, il cane potrà vivere molti anni in discrete condizioni fisiche.
Mentre se la malattia è stata scoperta dopo mesi o anni e ha colpito gli organi vitali, allora al cane potrebbero restargli solo poche settimane o mesi di vita.
Leishmaniosi nel cane: il vaccino
Vaccinazioni definitive contro la leishmaniosi nel cane non sono tutt’ora disponibili, tuttavia è possibile sottoporre il cane a dei trattamenti che limitano il rischio di contagio.
Vaccini che troviamo sul mercato, come CaniLeish venduto nel nostro Paese dalla primavera 2012, possono sì diminuire le possibilità di contrarre l’infezione, ma non sono in grado di proteggerlo completamente.
CaniLeish è un vaccino preventivo che può essere somministrato a partire dai 6 mesi di vita; successivamente è necessario un richiamo ogni 12 mesi.
La protezione conferita dal vaccino CaniLeish viene stimata intorno al 70% e può causare alcuni effetti collaterali, come febbre, vomito, gonfiore, arrossamento e dolore nel punto di inoculazione.
Il consiglio dei veterinari è quello di vaccinare comunque il proprio cane.
Il vaccino è controindicato solo per le femmine gravide. Il periodo migliore per farlo è quello invernale, in modo da raggiungere la massima copertura immunitaria prima del ritorno del caldo.
Prevenire la leishmaniosi canina
Come abbiamo visto la leishmaniosi nel cane è una delle malattie più aggressive che possono mettere a repentaglio la salute e la vita del nostro cane, qualora non venga curata prontamente con antibiotici.
La diagnosi poi non è così semplice da fare, questo perché i sintomi della leishmaniosi del cane spesso non sempre vengono interpretati bene.
Ecco perché la soluzione migliore resta quella di vaccinare il cane in ogni caso, facendo attenzione anche ad alcuni accorgimenti.
Per ridurre il più possibile il rischio di contagio è meglio far dormire in casa il cucciolo e non all’aperto o in giardino, anche se si tratta di cani di taglia grande.
Durante i mesi estivi, da giugno fino a settembre, è preferibile fare disinfestazioni regolari contro gli insetti ed evitare di lasciare depositi di acqua in giardino o in terrazzo.
L’utilizzo dell’olio di Neem e di altre essenze abbinato a un collare antiparassitario è sicuramente una buona prevenzione ma non può certo garantire una protezione assoluta sopratutto in zone endemiche ovvero dove la leishmaniosi è radicata nel territorio.
Di fronte a possibili quadri sintomatologici devastanti, ad una diagnosi quantomeno complessa, ad una terapia mai completamente risolutiva, le alternative sono rappresentate dalla prevenzione attraverso il vaccino leishmaniosi. Tutta la medicina moderna fonda i suoi successi sull’aspetto profilattico, più che su quello terapeutico.
Nell’ambito della leishmaniosi canina questo punto di vista assume un’importanza fondamentale.
Da 2 anni e mezzo è a disposizione in Europa il primo vaccino contro la leishmaniosi canina, causata da L. infantum.
Questa nuova misura di prevenzione ha colmato un divario che fino ad oggi rappresentava un vero e proprio limite nelle misure di prevenzione adottate.
In linea generale un vaccino stimola il sistema immunitario a reagire contro un “agente esterno”, quindi in un certo senso rappresenta l’ultimo baluardo di difesa dell’organismo.
Nello specifico, parlando di vaccinazione contro la leishmaniosi canina, si è detto più volte che quando i promastigoti infettanti vengono immessi dal flebotomo vettore nell’organismo del cane, l’unica difesa è la completa efficienza del sistema immunitario.
La vaccinazione è la nuova misura di prevenzione che garantisce un sistema immunitario completamente efficiente verso la leishmaniosi canina.
Se per un qualsiasi motivo (debilitazione, malattie concomitanti, infezioni pregresse, ecc.) il sistema immunitario non è in grado di rispondere a quel patogeno in maniera adeguata, l’infezione progredirà verso la malattia.
Il vaccino induce il sistema immunitario del cane a reagire adeguatamente verso il protozoo, “insegnando cosa fare” alle cellule specializzate. Successivamente queste cellule saranno in grado di eliminare il parassita.
Un cane che vive in zona endemica, quindi con una forte presenza di protozoi e di conseguenza soggetto a ripetute sollecitazioni (punture del vettore infetto), può non essere sempre efficiente da un punto di vista immunitario verso Leishmania infantum, proprio a causa dei ripetuti contatti con il parassita.
Proprio per questi motivi la vaccinazione aiuta il sistema immunitario ad essere sempre “in allerta” verso quel determinato patogeno.
Allorché il protozoo dovesse superare la prima linea di difesa dell’organismo, rappresentata proprio dai monociti (vedi paragrafi precedenti), è proprio grazie allo stimolo vaccinale che interverranno le cellule specializzate (e preallertate), le uniche deputate all’eliminazione di leishmania.
Così come la prevenzione vaccinale rappresenta un tassello fondamentale nella lotta alla malattia, la profilassi indiretta ovvero la lotta all’insetto vettore, risulta comunque essere importante, per evitare il più possibile che i flebotomi pungano i cani.
La battaglia ambientale contro i pappataci è persa in partenza, vista l’impossibilità dell’utilizzo massivo di insetticidi in aree tanto diverse (habitat dei flebotomi) e diffuse su tutto il territorio.
Anche l’eventuale intervento sui serbatoi di leishmania è tutt’altro che agevole, di fatto impossibile.
Leishmaniosi canina nel mondo
Da più parti viene proposto lo stamping-out (uccisione in massa) dei cani positivi sintomatici, soprattutto per diminuire l’incidenza della malattia nell’uomo, ma i risultati sperimentali di questi tentativi, praticati in Sicilia, Cina e Brasile sono stati contrastanti e fallimentari.
Infatti c’è una miriade di fattori da considerare, prima di dare effettivo credito a queste pratiche, in primis l’esistenza dei serbatoi selvatici (cani randagi, lupi, volpi, roditori, forse rettili, ecc.) o comunque diversi dal cane (uomini e gatti).
Se associamo questi aspetti a naturali considerazioni di ordine eticomorale, non si può che concludere, che è del tutto inutile ed anche illusorio e delittuoso pensare di combattere la leishmaniosi uccidendo i cani domestici nei quali è stata accertata la malattia.
Gli unici interventi praticamente realizzabili in termini di lotta al vettore sono l’utilizzo di dispositivi “anti-punture”, sia per proteggere i cani sani dai pappataci infestanti, ma anche per evitare che flebotomi non infetti possano assumere il parassita, pungendo i cani positivi, e rappresentare così un problema per la salute animale ed umana.
Come ridurre i rischi di leishmaniosi sul cane
Analogamente vi sono determinati comportamenti da adottare e tutte le misure di prevenzione disponibili dovrebbero essere utilizzate al fine di ottenere una protezione a 360° verso la malattia.
Quindi in sinergia alla vaccinazione contro la leishmania, si dovrebbe evitare, per quanto possibile, di far dormire il cane all’aperto durante la notte, in particolare nel periodo che va da Maggio ad Ottobre. Anche le passeggiate serali rappresentano un rischio potenziale.
I box e le finestre delle abitazioni dovrebbero essere dotati di zanzariere a maglia fitta (lato non superiore a 2 mm), eventualmente impregnate con qualche buon prodotto insetticida-insettorepellente.
Per quanto concerne i prodotti insetticidi da applicare direttamente sulla cute e sul pelo degli animali, in commercio sono presenti diverse formulazioni di repellenti: spray, spot-on, collari; su tutti questi prodotti sono stati condotti diversi studi scientifici che hanno dimostrato l’efficacia di tutti nella prevenzione delle punture dei flebotomi.
Questi studi, massicciamente promossi dalle diverse ditte produttrici, dimostrano come l’applicazione di questi presidi repellenti ai cani che vivono in aree fortemente endemiche per leishmaniosi, risulti in una protezione statisticamente significativa.
Pur trattandosi di dati estremamente positivi, non si deve dimenticare che il collare, le gocce, lo spray non possono rappresentare una protezione “assoluta” (come qualsiasi dispositivo “anti-pappatacio”).
Infatti è dimostrato che sia sufficiente una sola puntura di flebotomo (che può iniettare fino a 150 promastigoti infettanti) su un soggetto predisposto, affinché si manifesti col tempo la sintomatologia che conosciamo.